Niente per caso

di Eliana Farotto

Avviò il nastro trasportatore della cassa e fece scorrere davanti al lettore un vassoio di polpette, un sacchetto di patate fritte congelate, ketchup, gelato, aranciata, yogurt, merendine con sorpresa, carta igienica. “Un padre separato con il figlio a cena”, pensò Monica.

Sollevò lo sguardo dal monitor e prese la carta di credito da un quarantenne pelato che si muoveva nervosamente. Il cliente successivo era una signora sugli ottant’anni che aveva messo ordinatamente in fila uova, farina, mele, biscotti, cioccolato, tovaglioli di carta. “Avrà ospiti a merenda, amiche o nipoti”.

Monica trovava molto noioso il suo lavoro, d’altronde era l’unico che le permettesse di pagare l’affitto. Aveva trentacinque anni e coltivava fin da piccola una passione sfrenata per il teatro, aveva studiato recitazione ma non riusciva a vivere facendo l’attrice, le proponevano solo alcune serate ogni tanto.

Al supermercato aveva iniziato ad osservare la gente per aggiungere dettagli ai personaggi che doveva interpretare e poi era curiosa, le piaceva indovinare la vita delle persone sulla base dei loro acquisti. Era comunque un modo per passare il tempo, le giornate lavorative erano lunghissime, la radio del negozio trasmetteva solo poche volte canzoni che le piacevano. La sua collega Rita, invece, amava chiacchierare con i clienti, facendo commenti insulsi sul tempo, raccontando a tutti cosa avrebbe fatto la sera o nel fine settimana. Anche Monica avrebbe voluto affrontare la vita con la stessa leggerezza.

Al di fuori della vetrina il sole era ancora alto. Il suo turno sarebbe finito tra mezz’ora e poi finalmente a correre. La sera l’aspettava una cena solitaria e un film che avrebbe visto carezzando il suo gatto sul divano.

“Pensa positivo, pensa positivo” continuava a ripetersi. Raddrizzò la schiena piegando la testa a destra e sinistra, aveva tutti i muscoli del collo intorpiditi e doloranti. Si spalmò un po’ di crema sulle mani secche e prese la tessera fedeltà da una donna che sembrava appena uscita dal parrucchiere.

Bottiglie d’acqua, sedano, mele, crema anticellulite, scrub, siero per il viso, solvente per unghie, cibo pronto congelato, una bottiglia di vino. “Un’altra single come me”, pensò.

Come era difficile trovare un compagno che avesse i suoi stessi interessi. Bruno, il ragazzo che lavorava nel supermercato, ci aveva provato con lei, ma non era stata una serata divertente. Lui non se ne era neanche accorto e continuava a lanciarle frasi piene di doppi sensi mentre riponeva la merce negli scaffali. Troppo maschio per i suoi gusti, lei preferiva i tipi gentili e un po’ introversi con cui parlare e guardare insieme i cartoni animati.

Una leggera imperfezione del viso rendeva Monica attraente, i capelli raccolti mettevano in risalto il lungo collo e gli orecchini dorati che le aveva regalato sua nonna. Il verde della divisa del negozio non le donava, la sua carnagione risultava spenta, ma si notavano le labbra morbide e gli occhi chiari con un leggero velo di mascara.

Croccantini per gatti, un romanzo tascabile, succo di mela, carote, zucca tagliata, riso integrale, yogurt al mirtillo, detersivo alla lavanda, sali da bagno. “Tutte cose che avrei preso anch’io”. Monica incuriosita sollevò lo sguardo e si trovò di fronte un trentenne con gli occhiali, che teneva gli occhi bassi. Viso rotondo, una leggera barba castano-rossiccia, capelli tagliati corti.

“Sono 32 euro e 50”. “32 euro e 50” ripeté a voce più alta. “Ah sì, mi scusi”, rispose Marco, infilando una mano in tasca e tirando fuori due banconote da 20 euro.

Monica gli porse il resto, che lui prese facendo cadere le monete.

Era arrossito, si scusò nuovamente, ficcò gli acquisti in una borsa di plastica e si avviò all’uscita inciampando nella pila dei cestelli verdi. Monica lo seguì con lo sguardo, aveva un passo dondolante che lo rendeva simpatico.

Marco uscì velocemente dal punto vendita, maledicendo la sua goffaggine. Giorni e giorni di preparativi per farsi notare dalla cassiera carina e quello era il risultato.

Sapeva che si chiamava Monica e abitava nel palazzo di fianco al suo. L’aveva sentita parlare del suo gatto e l’aveva vista rientrare a casa con le borse di un negozio specializzato in cibi vegetariani. Lui naturalmente non aveva un gatto e mangiava quello che capitava, ma era troppo timido per avvicinarla e così aveva pensato di poter scambiare qualche parola con lei mentre faceva la spesa.

Il suo oroscopo diceva che il giorno era propizio, ma si era comportato come uno stupido, era rimasto pietrificato, non era riuscito neanche a balbettare due parole. Che imbranato!

Si sedette su una panchina poco distante dal negozio, riflettendo su come cucinare le verdure e a chi regalare i croccantini. Aveva fantasticato di passare con lei una serata romantica, le avrebbe raccontato del suo lavoro di informatico presso una società di consulenza. La sua vera passione erano i videogiochi, era riuscito a realizzarne alcuni davvero belli nel tempo libero, i figli di sua sorella ne andavano matti, forse anche a lei sarebbero piaciuti.

Vide da lontano aprirsi le porte scorrevoli del negozio e Monica uscire con la borsa a tracolla, indossava jeans attillati e ai piedi un paio di sneakers. Aveva gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole e stava per mettersi in testa un berretto con la visiera: sistemandosi i capelli girò il capo dalla sua parte e dopo un attimo d’indecisione, si mise a camminare verso di lui.

Marco si guardò attorno, ma non vide nessuno, stava proprio venendo da lui. Sentì le pulsazioni che aumentavano e fissò imbambolato Monica che si era fermata davanti alla panchina. La ragazza infilò la mano nella borsa e sorridendo gli porse un libro. “Ti sei dimenticato questo”. Era il romanzo tascabile che aveva acquistato poco prima, Niente per caso di Richard Bach.

Lui sbatté gli occhi, le sorrise e prese il libro, soffermandosi sull’immagine in copertina per prendere fiato; poi lo mise nella borsa della spesa e le chiese da che parte andava: insieme si incamminarono lungo il viale chiacchierando.

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