Terra Promessa

di Andrea Viari

Una breve introduzione:

Quanto narrato in questo racconto è ambientato in un mondo che appare simile a quello reale ma nel quale alcuni eventi sono andati diversamente.

Per una causa ignota alla maggior parte dell’umanità, tre ciclopiche regioni continentali, chiamate i Continenti Antidiluviani, sono riemerse dopo ere di quiete nelle profondità abissali: questi continenti sono Atlantide, riaffiorata dall’Oceano Atlantico; Lemuria, apparsa dopo infinite tempeste nell’Oceano Indiano e Mu, il più grande dei tre, sinistramente stanziale nell’Oceano Pacifico.

La ricomparsa cataclismatica di questi continenti ha modificato irreversibilmente la conformazione geologica della Terra, per questo a partire dal diciannovesimo secolo molti geografi e geologi, oltre a svariati studiosi di diverse materie, parlano di Mondo Infranto, poiché i grandi continenti moderni come Americhe, Europa e Asia sono attraversati da profonde fratture che ne hanno modificato l’aspetto in modo irreparabile.

Nelle terre antidiluviane sono rifiorite antichissime civiltà ritenute estinte o ignorate dalla storia dell’uomo, alcune pacifiche, altre molto meno. La caratteristica che le contraddistingue tutte però è l’utilizzo di arti arcane, oscure e blasfeme, per taluni addirittura aliene o cosmiche.

Soltanto una verità rimane certa: per quanto qualcuno chiami queste arti magia; nessuno, oltre i custodi dell’antichissimo sapere, sa con certezza quali sono le vere potenzialità e i reali limiti di questi poteri.

In un mondo ostaggio di un futuro indeterminabile, cupo e volubile, nel quale chi è disposto a sacrificare di più può ottenere più potere, si ambienta il racconto che stai per leggere.

Terra Promessa

“Dopo i tragici fatti che portarono alla Carta di Parigi nel 2026, i rapporti internazionali si intensificarono e la diplomazia conobbe una nuova epoca d’oro. Nel 2030 alcune delle nazioni sopravvissute all’evento chiamato Strage del Mediterraneo riuscirono a reinserirsi nei contratti commerciali atlantiani (vedasi il Trattato di Cusderion dell’otto dicembre 2029).

Quello che affronteremo nel prossimo capitolo è il susseguirsi dei fatti accaduti in seguito alla cosiddetta atlantificazione della Libia – ora nota come Alsahra Albayda. Nella fattispecie, guarderemo il singolare fatto senza precedenti della vittoria alle elezioni democratiche di un corpo rianimato e senziente, eletto a Tripoli, ora chiamata Aleizam, all’inizio del 2031.

Gli approfondimenti a pagina 412 parleranno dei rapporti fra l’area Atlantiana e quella Lemurita proprio a seguito delle elezioni del 2031.”

Tratto da: Diplomazia avanzata 2.
Introduzione al capitolo 34: Diplomazia tra vivi e morti.
Larkis Rell. Edizioni Socratiche – Ottantunesima Ristampa. Anno 2036.
Manuale in adozione presso il Magnifico Ateneo di Nuova Cusderion – Atlantide.

Trascrizione e traduzione delle registrazioni radio recuperate dalla scatola nera della nave mercantile Persefone, rinvenuta al largo delle coste dell’isola di Lampedusa.

[Cap. Candela Cortez]: Diario della capitana Cortez, otto settembre 2031. Siamo salpati quattro giorni fa dal porto fantasma di Lampedusa. La Persefone ad oggi ospita trentacinque persone, tra cui venti uomini, otto bambini e sette donne più sei membri dell’equipaggio, me compresa. Venti persone in più di quanto la nave possa ospitare. Da quanto mi hanno raccontato, i saccheggi nell’entroterra si stanno intensificando. Ci sono bande di negromanti e demonisti che stanno approfittando degli eterni rapporti diplomatici tra quello che rimane del governo di questo paese e i prolissi funzionari atlantiani. E mentre poche decine di persone bevono vino speziato e parlano di confini, la gente muore… o peggio. Faremo rotta verso il primo porto disponibile, quello di Aleizam. Purtroppo, il governo tunisino ci ha fatto sapere che non intende accogliere alcun migrante dell’ex Unione Federale Mediterranea e ce lo ha fatto sapere sparando. Non mi entusiasma avere a che fare con il nuovo governo libico, spero ci accolgano.

– – –

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez. Abbiamo a bordo trentacinque profughi. Venti uomini, sette donne, otto bambini. Chiediamo l’autorizzazione a sbarcare nel porto di Aleizam. Passo.

[…]: … [rumore bianco].

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez. Abbiamo a bordo trentacinque profughi. Venti uomini, sette donne, otto bambini. Chiediamo l’autorizzazione a sbarcare nel porto di Aleizam. Passo.

[…]: … [rumore bianco].

***

[Cap. Cortez]: Diario della capitana Cortez, dieci settembre 2031. Addentrarsi nelle acque territoriali libiche è più difficile del previsto. La guardia costiera ci ha intercettato e ci ha interdetto la navigazione. Ci aggiriamo intorno ai confini delle acque territoriali, rimaniamo in attesa. Tra due giorni le scorte di cibo e acqua cominceranno a scarseggiare.

– – –

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez. Abbiamo a bordo trentacinque profughi. Venti uomini, sette donne, otto bambini. Le scorte di cibo che abbiamo a bordo sono finite e la situazione igienico-sanitaria è critica. Chiediamo con urgenza l’autorizzazione a sbarcare nel porto di Aleizam. Passo.

[…]: … [rumore bianco].

***

[Cap. Cortez]: Diario della capitana Cortez, dodici settembre 2031. Le motovedette libiche continuano a sbarrarci la strada. Proviamo a contattarli ogni volta che entrano nel range della radio ma non rispondono. È come se fossero navi fantasma. Ieri Alex, il primo ufficiale, ha provato un contatto con le bandiere di navigazione, ma non è servito. Se continueranno così, forzeremo il blocco.

– – –

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez. Abbiamo a bordo trentacinque profughi. Venti uomini, sette donne, otto bambini. Le scorte di cibo che avevamo a bordo sono finite da due giorni e la situazione igienico-sanitaria è insostenibile. Se non avremo risposta entro un’ora entreremo nelle vostre acque territoriali senza autorizzazione.

[voce maschile non identificata]: … [rumore bianco] … [dopo circa cinque minuti]: No.

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, con chi parlo? Qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez, chiedo di parlare immediatamente con il comandante della Guardia Costiera Albayda.

[…]: … [rumore bianco].

***

[Cap. Cortez]: Diario della capitana Candela Cortez, tredici settembre 2031. Forzare il blocco navale libico è impossibile. Ho visto con i miei occhi cose che dovrebbero stare solo nei peggiori incubi dei malati di mente. La notte scorsa, attraversando le prime miglia marine abbiamo urtato contro degli ostacoli subacquei. Alex, il primo ufficiale, è andato a controllare pensando che si trattasse di boe. Le sue urla di orrore hanno svegliato tutti i profughi e la parte di equipaggio che era in turno di riposo. Non erano boe, erano cadaveri. Ma ciò che più ha scioccato tutti è che quei corpi hanno incominciato ad arrampicarsi sotto lo scafo, con l’intento di abbordarci. Non siamo molto armati, ma siamo riusciti a respingerli sparando loro contro alcuni fuochi di segnalazione e pochi arpioni. Siamo tornati nelle acque internazionali e ora la situazione sembra tranquilla.

Solo alle ore 6.30 di questa mattina ci siamo accorti che Adele, una donna sulla sessantina di nazionalità italiana, non è più a bordo. Pensiamo che sia stata sbalzata fuoribordo durante il tentativo di abbordaggio. Se esiste un dio, abbia pietà della sua anima.

– – –

[Cap. Cortez]: Motovedetta albayda, qui vascello mercantile Persefone, capitana Candela Cortez. Vi prego di farci attraccare, gli otto minori che abbiamo a bordo mostrano segni di malnutrizione e cinque anziani adulti, tre maschi e due femmine, hanno bisogno di assistenza medica. La scorsa notte siamo stati attaccati da decine di corpi morti appena oltre il vostro confine territoriale. Abbiamo subito una perdita. A bordo ci sono trentacin… trentaquattro profughi. Venti uomini, sei donne, otto bambini. Le scorte di cibo sono finite tre giorni fa e la situazione igienico-sanitaria è insostenibile. Vi prego. Fateci attraccare.

[…]: … [rumore bianco].

[Cap. Cortez]: Maledizione! [segue colpo violento dell’apparecchio].

***

[Cap. Cortez]: Diario della capitana Candela Cortez, quindici settembre 2031. Siamo disperati. Altre tre persone sono morte. Un bambino e due uomini anziani. Oggi le ho viste, le motovedette. Da vicino. Sono relitti, inspiegabilmente galleggianti. A bordo hanno cadaveri travestiti da militari con armi arrugginite in mano e gli occhi ciechi. Dio… quale forza soprannaturale potrebbe mai concepire una mostruosità del genere. Sono praticamente ferme alle nostre coordinate, non si muovono se non con il movimento del mare. Siamo stremati. Indietro non possiamo tornare, a La Valletta ci hanno già negato un nuovo attracco, sono allo stremo anche loro. Abbandonati, al largo di ogni costa, distanti da qualunque traccia di umanità.

Aggiornamento: sta accadendo qualcosa sul ponte, vado a controllare.

[Durante la registrazione si sente un rumore sordo probabilmente metallico]
[Seguono rumore di spari e grida].
[Non si hanno altre registrazioni da parte della scatola nera del vascello Persefone].

Fine della trascrizione.

***

Trascrizione e traduzione del documento audio in formato digitale protocollato con numero CD27874, recuperato da un computer di bordo e non totalmente danneggiato. Unico file del personale di bordo recuperato integralmente.

Cara Danielle, non ti scrivo da tanto, spero tu possa perdonarmi.

Volevo raccontarti che qualche sera fa ho parlato con un vecchio pescatore di La Valletta e il nostro dialogo mi ha fatto venire voglia di condividerlo con te. Cercherò di essere più costante, segnale permettendo.

Quel vecchio ha cominciato chiedendomi cosa facessi lì così gli ho detto la verità: cioè che faccio parte di una delle ultime organizzazioni di salvataggio che operano in questi mari maledetti. Lui per tutta risposta mi ha chiesto se conoscessi la storia delle banshee irlandesi.

Credo di essere rimasto spiazzato da quella domanda e ricordo anche come, mentre parlavamo, lui districasse del filo da pesca: seguiva dei movimenti meccanici ma al contempo ne era evidente l’esperienza. Non ricordo di aver visto un pescatore così da vicino, almeno negli ultimi tempi.

Quell’uomo mi ha raccontato che sono spiriti di donna, legati in qualche modo alla morte. Alcune leggende le vogliono protettrici di particolari famiglie, altre le vedono come annunciatrici di oscuri presagi. Tu lo sapevi?

Devo dirti Dani, che mi sono quasi scocciato di quella conversazione, anche se a ripensarci mi viene da sorridere. Quella sera passata sui moli fatiscenti di La Valletta stava diventando particolarmente afosa, ma dovevamo aspettare di terminare i rifornimenti prima di salpare nuovamente. Il tempo stringeva poiché sapevamo di dover recuperare il nostro attuale obbiettivo: un barcone con decine di disperati al largo del porto fantasma di Lampedusa. Ancora povere anime in fuga dai morti e dal governo libico, anzi albaydo, o da chissà quale altra maledizione sventurata li abbia colpiti.

Poi il pescatore mi ha chiesto se conosco i muezzin.

Fino a quel momento credevo che fossero soltanto gli uomini che gridano dai minareti delle moschee, salmodiando la liturgia islamica. Ne avevamo sentito uno durante il viaggio in Turchia, ricordi? L’avevo trovato affascinante, come tutte le cose anacronistiche. Una storia da raccontare ai nipoti, qualora avessimo mai deciso di mettere su famiglia.

Ma il vecchio mi ha detto che ne esistono altri. Quanto mi ha detto dopo mi ha lasciato un po’ turbato.

Le leggende locali dicono che sono uomini e donne morti in mare, questi muezzin. Urlano durante i naufragi dei barconi, gridano i nomi dei loro figli morti annegati, delle loro sorelle, dei loro fratelli, delle loro madri, dei loro padri. Incessantemente, nella notte. Non sono spiriti maligni, a meno che tu non sia lì per impedire un salvataggio.

Da quando sono partito dal porto di Lisbona due settimane fa nessuno dei miei compagni di equipaggio ha mai menzionato quella leggenda, tanto che mi sono chiesto se mi stesse solo prendendo per il naso.

Ha continuato dicendo che aveva sentito di due motovedette libiche affondate da questi spiriti, e che erano stati trovati i due comandanti con le orecchie sfondate. Ma sai Danielle, credo che quelli fossero morti già prima di salire a bordo.

Poi ha detto una cosa che mi è rimasta impressa. Mi ha chiesto “Non ti è mai capitato di guardare un ragazzino negli occhi mentre il mare nero notturno lo reclama impunito?”

Nel frattempo, aveva pure finito di sbrogliare la lenza e cominciato a riporre le sue cose.

A pensarci, per fortuna non mi è mai capitato di perdere una persona in quel modo. Chissà quanta rabbia, frustrazione e dolore si devono provare.

Poi ha fatto per andarsene. Gli ho chiesto perché, da quando fossimo lì, non avesse pescato nulla e mi ha risposto una cosa che, riflettendoci, è ovvia: il mare è pieno di cadaveri, il pesce sarà guasto per i prossimi decenni.

A quel punto gli ho chiesto cosa ci facesse lì.

Mi ha risposto di essere in attesa. Aspetta che i morti salgano nuovamente dall’acqua per divorarci tutti.

Avrei voluto chiedergli per quale ragione non sia fuggito in Europa, al sicuro, ma credo di sapere già la risposta.

Ognuna delle persone che vivono su questo “fronte” ha visto almeno un uomo o una donna morire in mare. Hanno tutti assistito alle mostruosità perpetrate da chi si è rifiutato di salvare questi poveri disgraziati, fino al giorno in cui anche la morte ha detto basta.

Se mi avesse chiesto perché salvo le persone in mare, gli avrei risposto perché non sono un codardo, e perché penso che sia un mio dovere. Forse anche lui pensa che sia un suo dovere, fissare il mare tutte le sere, in attesa.

Ognuno qui guarda in faccia le proprie responsabilità; anche quelle che come genere umano abbiamo deciso di ignorare. Cerchiamo di rimanere coerenti alle nostre coscienze e nel frattempo paghiamo una rabbiosa ammenda anche per chi non si è mai posto alcun problema.

Quando il fischio della Persefone ha richiamato l’equipaggio, ci siamo salutati. Chissà se anche stasera sarà su quel molo semidistrutto a fissare il mare.

Saluta la mamma, dille che sto bene e per favore non farla preoccupare.

Vi voglio bene,

Alex

Persefone, 25 luglio 2031

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